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La terapia cognitiva comportamentale

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Dott. Fabio Nonis
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La terapia cognitiva comportamentale

Dott. Fabio Nonis Psicologo in Roma
Pubblicato da Fabio Nonis in Approfondimenti · 12 Settembre 2021

La Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT)

La terapia cognitivo comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) è attualmente considerata a livello internazionale uno dei più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione ed il trattamento dei disturbi psicopatologici.

Tale approccio postula una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti evidenziando come i problemi emotivi siano in gran parte il prodotto di credenze disfunzionali che si mantengono nel tempo, a dispetto della sofferenza che il paziente sperimenta e delle possibilità ed opportunità di cambiarle, a causa dei meccanismi di mantenimento.

La teoria di fondo, sottolinea l’importanza delle distorsioni cognitive e della rappresentazione soggettiva della realtà nell’origine e nel mantenimento dei disturbi emotivi e comportamentali.

Ciò implica che non sarebbero gli eventi a creare e mantenere i problemi psicologici, emotivi e di comportamento, ma questi verrebbero piuttosto largamente influenzati dalle strutture e costruzioni cognitive dell’individuo.

Ciò che caratterizza e distingue la psicoterapia cognitiva, infatti, è la spiegazione dei disturbi emotivi attraverso l’analisi della relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti.

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) si propone, di conseguenza, di aiutare i pazienti ad individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali di ragionamento e d’interpretazione della realtà, al fine di sostituirli e/o integrarli con convinzioni più funzionali.

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Storia della terapia cognitivo comportamentale (CBT)


L’assunto fondamentale, postulato per la prima volta negli anni ‘60 da Aaron Beck e da Albert Ellis (Beck 1967, Ellis 1962), è che le rappresentazioni mentali del paziente (credenze, pensieri automatici, schemi) permettono, con un minimo d’inferenza, di spiegare il disagio psicologico e il suo perpetrarsi nel tempo.

Le reazioni emotive disfunzionali e il disagio sono frutto di distorsioni contenutistiche e formali di tipo cognitivo: la patologia è frutto di pensieri, schemi e processi disfunzionali.

La non modificazione di tali schemi, a dispetto di evidenze contrarie, è spiegato da errori procedurali e contenutistici che ne “prevengono” l’invali­da­zione e contribuiscono al mantenimento del disturbo.

Nella spiegazione dei disturbi emotivi, dunque, il ruolo giocato dagli eventi esterni non è di tipo causale, bensì personale, idiosincratico, ovvero basato sul sistema di convinzioni e sulle esperienze del singolo soggetto.

Ciò che permette di spiegare le reazioni emotive e i comportamenti disfunzionali (e quindi i disturbi) è il modo di interpretare gli eventi sulla base dei contenuti e dei processi cognitivi dell’individuo.

Benché ancora oggi la terapia cognitiva di Beck rivesta un ruolo dominate nell’Associazione Internazionale di Psicoterapia Cognitiva, attualmente, quando si parla di terapia cognitiva si fa riferimento ad un metodo terapeutico non omogeneo, all’interno del quale si distinguono decine di approcci diversi.

Ciò che accomuna tutti gli approcci che si riconoscono nella definizione di terapia cognitiva è la comune enfasi sulle strutture di significato e sui processi di elaborazione dell’infor­ma­zione e, dunque, il riconoscimento della variabile cognitiva come predominante nella spiegazione dei fenomeni clinici.

Inoltre, il metodo di trattamento prevede sempre, indipendentemente dalle differenze nelle procedure, la manipolazione della variabile cognitiva come strumento principe di cambiamento.

Aaron Beck, il padre della terapia cognitiva, ha enunciato questi 10 punti che definiscono le caratteristiche distintive della terapia cognitiva e comportamentale:

1.     La terapia cognitivo comportamentale si basa su una formulazione dei problemi sempre in evoluzione e su una concettualizzazione di questi in termini cognitivi.

Significa che si parte dal modo di pensare attuale e dai comportamenti della persona per poi risalire ai fattori scatenanti e ai modelli chiave, appresi durante l’infanzia, di interpretazione della realtà.

Individuare i pensieri automatici, le credenze intermedie (valori, regole e assunzioni) e le credenze di base, più profonde, che hanno portato alla nascita e al mantenimento del problema;

2.      La terapia cognitivo comportamentale richiede una solida alleanza terapeutica.

É fondamentale sviluppare una relazione basata su calore, empatia, cura, rispetto e fiducia;

3.      La terapia cognitivo comportamentale è un processo collaborativo. La terapia è un lavoro di squadra.

Il terapeuta e il paziente decidono su cosa lavorare.

Fare in modo che il paziente diventi sempre più attivo nelle sedute;

4.      La terapia cognitivo comportamentale è orientata all’obiettivo e focalizzata sul problema.

Gli obiettivi vengono fissati insieme al paziente cercando di volta in volta di valutare cosa ostacola il loro raggiungimento;

5.      La Terapia Cognitivo Comportamentale inizialmente si concentra sul presente.

Si parte dai problemi attuali e dalle specifiche situazioni dolorose, dal qui e ora, per poi spostare l’attenzione verso il passato al fine di trovare e comprendere le radici infantili che sono alla  base delle loro credenze (idee rigide e assolute su loro stessi, gli altri e su come va il mondo).

6.      La terapia cognitivo comportamentale mira a insegnare al paziente a essere il terapeuta di se stesso e si concentra sulla prevenzione delle ricadute;

7.      La terapia cognitivo comportamentale mira a essere limitata nel tempo.

A fornire sollievo dai sintomi, facilitare la remissione del disturbo, aiutare i pazienti a risolvere i loro problemi e insegnare delle abilità per prevenire le ricadute da utilizzare per il resto della vita in un arco di tempo definito.

Non tutti i pazienti fanno progressi in pochi mesi, in alcuni casi saranno necessari trattamenti più lunghi;

8.      La terapia cognitivo comportamentale è caratterizzata da sedute strutturate.

La struttura include una parte introduttiva, una parte intermedia dove discutere gli argomenti all’ordine del giorno e dove si lavora insieme sugli homework fatti durante la settimana e una parte finale in cui si chiede sempre un feedback al paziente.

Seguire questo formato rende il processo di terapia più comprensibile al paziente;

9.      La terapia cognitivo comportamentale insegna ai pazienti a identificare, valutare e rispondere ai loro pensieri e  alle loro credenze disfunzionali.

Identificare cioè cognizioni disfunzionali chiave e adottare prospettive più realistiche e adattive.

Questo porterà a sentirsi meglio emotivamente e a comportarsi in modo più funzionale;

10. La terapia cognitivo comportamentale utilizza una molteplicità di tecniche per modificare il modo di pensare, l’umore e il comportamento.

La scelta delle tecniche da utilizzare sarà influenzata dalla concettualizzazione del paziente (rilettura del problema in chiave cognitiva), dai tipi di problemi riportati e dagli obiettivi di ogni singola seduta.

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Perchè la terapia cognitivo comportamentale (CBT) funziona?


1. La terapia cognitivo comportamentale è scientificamente fondata
L’intervento clinico è strettamente coerente con le conoscenze sulle strutture e sui processi mentali desunte dalla ricerca psicologica di base.

Inoltre, è stato dimostrato attraverso studi controllati che i metodi cognitivo-comportamentali costituiscono una terapia efficace.
La CBT, infatti, ha mostrato risultati superiori o almeno uguali agli psicofarmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia, ma assai più utile nel prevenire le ricadute.

2. La terapia cognitivo comportamentale è orientata allo scopo
Il terapeuta cognitivo-comportamentale lavora insieme al paziente per stabilire gli obiettivi della terapia, formulando una diagnosi e concordando con il paziente stesso un piano di trattamento che si adatti alle sue esigenze, durante i primissimi incontri. Si preoccupa poi di verificare periodicamente i progressi in modo da controllare se gli scopi sono stati raggiunti.

3. La terapia cognitivo comportamentale è pratica e concreta
Lo scopo della terapia si basa sulla risoluzione dei problemi psicologici concreti.

Alcune tipiche finalità includono la riduzione dei sintomi depressivi, l’eliminazione degli attacchi di panico e dell’eventuale concomitante agorafobia, la riduzione o l’eliminazione dei rituali compulsivi o dei comportamenti alimentari patologici, la promozione delle relazioni con gli altri, la diminuzione dell’isolamento sociale, e così via.

4. La terapia cognitivo comportamentale è collaborativa
Paziente e terapeuta lavorano insieme per capire e sviluppare strategie che possano indirizzare il soggetto alla risoluzione dei propri problemi.

La CBT è, infatti, una psicoterapia sostanzialmente basata sulla collaborazione tra paziente e terapeuta.

Entrambi sono attivamente coinvolti nell’identificazione e nella messa in discussione delle specifiche modalità di pensiero che possono essere causa dei problemi emotivi e comportamentali che attanagliano il paziente.

5. La terapia cognitivo comportamentale è a breve termine
La CBT è a breve termine, ogniqualvolta sia possibile.

La durata della terapia varia di solito dai quattro ai dodici mesi, a seconda del caso, con cadenza settimanale il più delle volte.

Problemi psicologici più gravi, che richiedano un periodo di cura più prolungato, traggono comunque vantaggio dall’uso integrato della terapia cognitiva, degli psicofarmaci e di altre forme di trattamento.
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La terapia cognitivo comportamentale è nata per la cura della depressione.

In seguito è stata applicata con successo prima ai disturbi d'ansia e poi ai disturbi ossessivi.

Negli ultimi anni si sono sviluppati trattamenti specifici per la maggior parte dei problemi e dei disturbi compresi i disturbi di personalità che rappresentano, storicamente, i pazienti più difficili da trattare.

Attualmente, la CBT ha assunto il ruolo di trattamento d’elezione per i disturbi d’ansia, così come attestano recenti documenti diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Lo psicoterapeuta cognitivo comportamentale è uno psicologo che si è specializzato in psicoterapia a orientamento cognitivo e comportamentale dopo la laurea.

Il paragone è quello che si può fare tra il medico di base e il medico specialista.




Dott. Fabio Nonis - Psicologo Psicoterapeuta in Roma
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